Un inverno molto “caldo”: l’intervista a Sandro Nanni di Arpae

Mai veramente freddo e con appena una manciata di fiocchi di neve, così ricorderemo l’inverno 2019/2020, a meno di sorprese tra marzo e aprile. Ora che si avvicina la fine di febbraio, possiamo delineare un quadro di questo ‘strano’ inverno? Lo abbiamo chiesto al Dott. Sandro Nanni, responsabile della Sala Operativa di Arpae Emilia Romagna. “Sia dicembre che gennaio sono stati anomali, più caldi di circa 2° centigradi sopra la media climatica se prendiamo a riferimento i dati dal ‘91 al 2018. Sul trentennio ‘61/’90, invece, siamo a 4° in più. Gennaio è stato molto caldo, in particolare, negli ultimi dieci giorni, con 18.9° il 28 nel riminese. La tendenza al ‘caldo’ continua anche a febbraio con Modena, che l’11 e il 12, ha superato i 16°. E’ un inverno dominato da una configurazione di anticiclone, con aria calda dal nord Africa, intervallata da correnti occidentali con perturbazioni scarse e correnti più fredde e secche da Nord. Abbiamo avuto qualche giornata, poche, con abbassamento di temperature, che hanno aiutato a ripulire l’aria dagli inquinanti”.

Abbiamo avuto anche poca pioggia o è solo una percezione?
Fino al 20 dicembre, circa, le precipitazioni in regione erano nella norma, con un buco tra Modena, Reggio e la pianura bolognese dove sono state un po’ inferiori. Da allora a oggi le precipitazioni sono state quasi assenti in pianura e nella prima collina, con soli due episodi il 18 e 25 gennaio. Negli ultimi giorni però abbiamo avuto alcune perturbazioni che sono scivolate sull’Appennino portando precipitazioni, ma non neve perché lo zero termico era molto alto. Focalizzandosi su gennaio, ad esempio, partendo dal ‘61, questo gennaio 2020 è stato il 6° più caldo con una media di 4.6°. Il gennaio più caldo in assoluto è stato nel 2007 con 6°. I mesi di gennaio più caldi sono tutti negli ultimi 10/15 anni, come nel 2008, 2014 e 2018, poi può capitare l’anno più freddo, come nel 2017 quando gennaio ha avuto una media di 0.9°. Ricordiamo però il 1985, che fu veramente freddo con la media di gennaio a -2.1° e la nostra stazione nel comune di Molinella registrò fino a -25°!”.

Dobbiamo abituarci a inverni ‘caldi’ come questo?
“La tendenza complessiva è, sì, di un aumento delle temperature. Lo vediamo anche negli studi che abbiamo fatto sulle tendenze dei cambiamenti climatici in regione. Facendo degli zoom sul periodo 2021/2050, il segnale di maggiore aumento delle temperature è nei mesi estivi, sulle massime. Si tratta di una tendenza dell’aumento medio nei prossimi 30 anni, all’interno dei quali ci potrà essere, però, variabilità da un anno all’altro”.

Restando nell’ambito delle tendenze e non delle previsioni, cosa ci aspetta a breve? Potrebbe arrivare il freddo tardivo o andiamo decisi verso la primavera?
“Noi aggiorniamo periodicamente previsioni che vanno fino alle due settimane successive, queste sono per noi già delle tendenze, perché le previsioni puntuali si fanno solo fino a 3/5 giorni. Le ultime fatte sono pubblicate sul nostro sito (www.arpae.it). Dal 24 febbraio al 1° marzo, avremo temperature ancora sensibilmente superiori alla media con un po’ di precipitazioni portate da flussi occidentali. Per i 15 giorni successivi, la situazione è un po’ più variabile, con un iniziale calo delle temperature che poi si porteranno in linea con la media stagionale. Più andiamo avanti nel tempo, però, meno le tendenze sono attendibili”.

 

di Patrizia Palladino

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