Il cibo un ponte per mettere radici. Caroline Caporossi racconta il progetto Roots

(Foto di Gloria Soverini)

C’è un progetto nel cuore di Modena che unisce cultura del cibo e integrazione al femminile. Si chiama Roots (radici) ed è un’idea concreta che ha promosso la giovanissima AIW (Association fot the Integration of Women), cofondata da Caroline Caporossi. L’obiettivo che le donne che immigrano in Italia possano mettere radici e rifiorire, sì, rifiorire con piena dignità, mettendo a valore il proprio capitale umano e culturale.

Caroline, partiamo dall’associazione: quando e come ha preso forma?
Nel 2019 ho conosciuto Ella, una ragazza nigeriana di 25 anni che parlava inglese come me. Ella ha condiviso la sua storia di rifugiata, arrivata in Italia tre anni prima per continuare a studiare, sperando di essere, un giorno, la prima persona nella sua famiglia a lavorare. Tre anni dopo non aveva ancora potuto realizzare i suoi sogni. La sua vicenda non era l’eccezione, ma la regola. A Modena ci sono tantissime donne con motivazione e capacità, a cui manca l’opportunità e il supporto per potersi realizzare. Ne ho parlato con un’amica, la chef canadese Jessica Rosval di Casa Maria Luigia, e insieme abbiamo partorito un percorso per arrivare a offrire un’opportunità lavorativa alle donne con la passione per il cibo. Nel 2020 AIW è nata come associazione di promozione sociale; l’anno scorso abbiamo costituito il progetto Roots.

Roots significa radici. Perché è così importante valorizzare le radici di chi emigra?
Chi emigra lascia la propria cultura, la comunità di riferimento, la lingua, ed è facile iniziare a dubitare di se stessi, pensare che tutto ciò che eri prima non abbia più valore. Io stessa appena arrivata a Modena ero bisognosa di sostegno. Crediamo che il cibo sia l’intermediario perfetto per evidenziare le tante cose che abbiamo in comune. Molte delle donne con cui lavoriamo hanno anni di esperienza in cucina per le loro famiglie; il loro bagaglio di valori si identifica con il prendersi cura degli altri, un aspetto che unisce le donne attraverso culture e paesi.

In che modo il cibo è una forma di cultura?
Come l’arte e la letteratura, ciò che mangiamo è un prodotto di storia, tradizione ed esperienza vissuta. È un’espressione fisica della storia e della cultura di una comunità. Oggi, grazie alla migrazione globale, le tradizioni culinarie legano le persone in tutto il mondo.

Quali saranno i vostri prossimi passi?
A ottobre abbiamo firmato il contratto di locazione per il nostro spazio nel Complesso San Paolo, in via Selmi. Stiamo pianificando di aprire all’inizio di marzo. Roots sarà uno spazio multiuso: dal lunedì al venerdì sarà uno spazio di co-working flessibile in cui le persone possono lavorare, prendere un caffè ed entrare in contatto con opportunità di volontariato; da giovedì a domenica aprirà come ristorante, proponendo un menù unico, che rifletta la cultura gastronomica delle nostre tirocinanti.

Avete avuto dei modelli già esistenti a cui ispirarvi?
Sì, nel mio precedente lavoro cercavo progetti innovativi in tutto il mondo per creare partnership. Roots è davvero una combinazione di molti modelli esistenti, più alcuni aspetti che lo rendono un prodotto unico per Modena. Alcuni dei progetti internazionali che sono stati fonte di ispirazione sono La Cocina e Catalyst Kitchens negli Stati Uniti e Migralix in Brasile.

Parliamo un po’ di lei: qual è il suo legame con l’Italia?
I miei bisnonni sono emigrati dalla Calabria a New York nei primi anni del ‘900; già i loro figli non parlavano italiano a causa della politica del tempo, ostile agli immigrati. Ma la mia famiglia ha mantenuto l’orgoglio italo-americano, lo ha trasmesso attraverso le generazioni. Io poi ho sempre creduto che la mia diversità culturale fosse una ricchezza, e quindi sono sempre stata naturalmente attratta dalle culture straniere, dai viaggi e dalla vita all’estero. I miei primi lavori sono stati in organizzazioni non-profit a sostegno delle comunità di lingua spagnola negli Stati Uniti. Poi sono andata a studiare in Erasmus in Italia, e ho incontrato il mio futuro marito Marco che è friulano. Abbiamo deciso di stabilirci qui nel 2017. E così, tre generazioni dopo, sono la prima nella mia famiglia a esser tornata in Italia.

A Modena come si trova?
Amo vivere qui. Ho un profondo rispetto per questa città. Aggiungo che stiamo attualmente raccogliendo fondi per il progetto Roots, e che è possibile sapere di più e fare una donazione visitando il nostro sito web: it.weareaiw.org

di Francesco Rossetti

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