Il disco della settimana: “Sob Rock”, il tributo agli eighties di John Mayer

John Mayer – “Sob Rock”

Le citazioni, musicalmente parlando, degli anni ‘80, con le loro tastiere elettroniche, le produzioni levigate e una certa rilassatezza e disimpegno rispetto al decennio precedente, periodicamente ritornano anche in artisti che hanno iniziato la loro carriera in anni più recenti. E’ il caso, ad esempio, di Ryan Adams, nel curioso rifacimento di “1989”, album di grande successo della pop star Taylor Swit, o piuttosto nel recente e parecchio intrigante “Big Colors”. Ma è anche il caso di John Mayer, chitarrista statunitense dal notevole talento, spesso ospite nei concerti di grandi artisti e maestri della sei corde come Eric Clapton o Buddy Guy, che proprio agli eighties si è ispirato per il suo ultimo lavoro, “Sob Rock”. Ad annunciare il suo proposito citazionista è stato lo stesso Mayer, quando ha dichiarato, riferendosi al nuovo album, “fate finta che qualcuno abbia registrato un disco nel 1988 e l’abbia archiviato, e che questo sia stato trovato proprio quest’anno”.

E in effetti questo “Sob Rock” ricorda gli anni ‘80 fin dalla copertina con tanto di bollino “The Nice Price” (in alcune edizioni), tipico dei vinili e CD in offerta di quegli anni. Per calare ancora di più le sue canzoni nel sound degli eighties, il chitarrista del Connecticut si è affidato a musicisti come il tastierista Greg Phillinganes o il percussionista Lenny Castro, ai tempi collaboratori di vere e proprie icone degli ‘80 come i Toto e lo stesso Michael Jackson. Alla fine bisogna dare atto a John Mayer di aver centrato l’obiettivo. “Sob Rock” è un disco dannatamente piacevole nel suo essere volutamente leggero, disimpegnato e tipicamente pop. Mayer da l’impressione di divertirsi come un matto nella sua sfilza di citazioni e le 10 canzoni che compongono il disco scorrono via che è un piacere. Si parte con il singolo “Last Train Home”, che potrebbe ricordare certe cose di Bryan Adams o Bruce Hornsby, per proseguire con il funkettino divertente di “New Light” e, un po’ più in la, con la deliziosa “Wild Blue”, che profuma di Dire Straits fin dalla prima nota. Non mancano i riferimenti al Clapton più patinato o a certa west coast popettara degli anni ‘80 (le ballate “Shouldn’t Matter but it Does” e “I Guess I Just Feel Like”). Una colonna sonora perfetto per un viaggio in macchina.

di Giovanni Botti

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