Il rock raccontato sui tacchi. Francesca Mercury ci racconta di ‘Le storie dell’Almanacco’

Ritratti, aneddoti e curiosità sulle grandi star del rock, intrecciate con le proprie storie di vita vissuta, le esperienze professionali e il suo amore incrollabile per i tacchi alti. Questo è “Le storie dell’Almanacco – tacchi, pacchi e trucchi rock” di Francesca Mercury, organizzatrice di eventi, talent-scout e soprattutto grande appassionata di musica. Un libro edito da Artestampa che non ha il carattere didascalico dell’enciclopedia del rock, ma quello di una simpatica e divertente chiacchierata sui personaggi che ne hanno fatto la storia. “Da anni pubblico l’almanacco su tutte le piattaforme social – ci spiega Francesca Mercury – lo faccio perché amo raccontare gli aneddoti del rock. Penso che conoscere i retroscena che ci sono dietro a una canzone, una copertina, un album o anche una persona, ci renda questi artisti più umani e vicini a noi. Ad esempio legate a una copertina celebre come quella di “Abbey Road” dei Beatles, ci sono tante storie che molti non conoscono come i messaggi sulla presunta morte di Paul McCartney o la persona sullo sfondo che fece causa”.

L’idea di trasformare l’almanacco in un libro quando ti è venuta?
Era un desiderio che avevo già da un po’, ma che non si era mai concretizzato per alcuni motivi. Innanzitutto la mancanza di tempo, poi il fatto di non aver ancora trovato un’idea o una chiave di lettura giusta. La semplice trasposizione su carta del mio almanacco in pillole avrebbe avuto poco senso. Nel periodo del lockdown, con gli eventi fermi e la scuola chiusa, ho trovato il tempo per concretizzare questo mio desiderio.

Qual è la struttura del libro?
Naturalmente il succo del discorso sono le storie dell’almanacco, per le quali mi sono ispirata allo stile narrativo non didascalico dei vari Massimo Cotto o Ezio Guaitamacchi. A queste però ho voluto dare una chiave di lettura diversa, partendo dalle mie esperienze personali, le situazioni anche divertenti che mi sono capitate in 30 anni ‘on the road’ come organizzatrice di eventi, che diventano quasi degli spunti per raccontare gli aneddoti accaduti ai grandi del rock.

Mi puoi fare un esempio?
Beh, ad esempio racconto le mie avventure personali sul palcoscenico, come un incidente sfiorato, per poi raccontare gli incidenti realmente accaduti sul palco alle star del rock, come quello di cui è stato protagonista David Gilmour.

Il sottotitolo ‘Tacchi pacchi e trucchi rock’ da cosa dipende?
I tacchi sono una delle mie caratteristiche. Lo stesso editore, che non mi conosceva, quando gli hanno spiegato chi ero ha detto ‘ah si, quella sui tacchi’. Questo è anche un libro che mi rappresenta. Molte persone che mi conoscono e lo hanno letto mi hanno detto ‘sei proprio tu’.

Ci sono anche delle immagini?
Si, ci sono delle bellissime illustrazioni realizzate da una ragazza di 17 anni di Corlo, Alice Prinzis, e i dipinti di un mio caro amico pittore di Formigine, Gianni Quartieri. Quindi tutto a km zero.

Parte del ricavato del libro andrà in beneficenza…
Si, questa è una mia iniziativa personale. Ho acquistato un bel po’ di copie dall’editore e parte del ricavato dei libri che venderò io direttamente andrà all’Aseop per il progetto Casa di Fausta, che accoglie le famiglie dei bambini ricoverati in oncologia.

Francesca, se dovessi scegliere tre dischi da portare su un’isola deserta?
Difficile rispondere, te ne potrei citare 100. Dico “Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd, “A Night at the Opera” dei Queen e “Quadrophenia” degli Who.

di Giovanni Botti

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