Storie di Sport: Andrea Tomasini, 30 anni con i giovani gialloblù

(foto Modena Volley)

Un’autentica leggenda della pallavolo modenese, che ha contribuito a costruire le fondamenta dell’attuale Modena Volley. Stiamo parlando di Andrea Tomasini, coach della squadra under 19 che milita in serie B, che l’anno prossimo festeggerà i trent’anni con i colori gialloblù.

Coach, è cominciato il campionato, quali sono gli obiettivi della squadra?
Quest’anno abbiamo una squadra molto giovane e inesperta. Perciò dovremo creare delle competenze tecniche per avvicinarci un poco al campionato che stiamo affrontando. E’ un torneo con un livello più alto rispetto al nostro, ma stiamo cercando di far crescere i ragazzi dal punto di vista tecnico e tattico. Contiamo molto sul margine di crescita dei nostri giovani.

La passata stagione siete tornati in campo a febbraio dopo il lungo stop dovuto al Covid, come avete gestito i ragazzi in quel periodo?
In realtà non ci siamo mai fermati. Abbiamo iniziato a luglio dell’anno scorso e l’attività è andata avanti fino a questa estate. Noi, facendo un campionato nazionale eravamo autorizzati ad allenarci in palestra, con tutte le precauzioni. E’ stato un buon sfogo per i ragazzi, e siamo riusciti a lavorare senza problemi. Siamo stati abbastanza fortunati.

Facciamo un salto indietro, sono quasi trent’anni che lei lavora per Modena Volley. Qual è il suo primo ricordo legato alla società gialloblù?
Ho iniziato nel ‘92, quando Bernardinho era il capo allenatore. Veniva dal femminile come me e mi ha convinto a seguirlo. In squadra allora militavano Hugo Conte e Waldo Kantor; da lì in poi è stata la mia fortuna, dato che ho avuto l’occasione di incontrare tantissimi giocatori molto bravi, altrettanti allenatori e molti presidenti. Sono stati trent’anni di crescita professionale e molto fortunati.

Com’è cambiata Modena Volley nel corso degli anni?
E’ sempre stata una società definita, a ragione, ‘la patria della pallavolo’. Un club molto esigente che non è cambiato tanto. Sono passate diverse proprietà, ma le richieste del pubblico e della società sono le stesse, ovvero essere un team che lotta per la vittoria. Il pubblico è contento quando vede la squadra che si impegna e che non si arrende.

E invece il suo rapporto con la pallavolo?
In questi anni sono passato da essere un giovane allenatore ad uno molto anziano. Il mio rapporto è cambiato grazie all’esperienza sul campo, a contatto con una pallavolo che cambia di anno in anno e ti porta a modificare le tue idee. Se si osservano le partite di dieci anni fa si può notare come la palla viaggi più lentamente. Uno deve stare al passo coi tempi, e stando a Modena ho la fortuna di percepire questi cambiamenti, grazie anche ai campioni in campo, che sono i veri innovatori di questo sport. Bisogna sempre osservare quello che fanno i grandi per poter imparare.

In tanti anni ha visto crescere una moltitudine di ragazzi, è rimasto affezionato a qualcuno in particolare?
Mi dispiace fare dei nomi, sono un po’ legato a tutti quelli che sono passati. Ho iniziato con il gruppo dei ‘79, nei quali c’era anche Fabio Soli (l’attuale allenatore di Cisterna, ex Monza e Ravenna, ndr). Era un ragazzino che passavo a prendere a Casinalbo, lo portavo in palestra e infine lo accompagnavo a casa. Sono veramente stati trent’anni di soddisfazioni, e li ricordo tutti con affetto, anche se mi considero un allenatore abbastanza tosto. Nonostante sia un po’ rigido i ragazzi mi si affezionano.

L’under 19 ha sempre fornito i giovani talenti alla prima squadra e quest’anno Sanguinetti e Sala stanno dimostrando di potersi guadagnare un posto in campo…
Non solo loro, anche Salsi, Gollini, Raimondi, Pinali e Onwuelo, sono tutti ragazzi che vengono dal nostro settore giovanile. Ma ce ne sono molti altri in giro, come Lusetti in A3 a Cuneo. Sono molto contento per i risultati ottenuti da questi giovani. Gli strumenti riusciamo a fornirglieli ma, come dico sempre, molto dipende dalla loro dedizione e passione. Senza di esse non si raggiungono certi risultati.

I risultati estivi della Nazionale, maschile e femminile, possono riavvicinare i ragazzi alla pallavolo?
Lo speriamo tutti, soprattutto noi del maschile che siamo un po’ avari di numeri. Non tutti conoscono la pallavolo, e Modena è una realtà fortunata, dato questo sport fa parte della cultura della città. La nostra attività è stata molto condizionata dall’emergenza Covid e i nostri ragazzi ne hanno sofferto molto. In tanti hanno lasciato, decidendo di fare sport all’aperto. Con queste vittorie speriamo di riportare qualche giovane in palestra.

Nel ‘92, quando ha conosciuto Bernardinho, suo figlio Bruno aveva sei anni. Già allora sapeva palleggiare così bene?
(ride) Era uno dei bambini che giravano per il campo, come quelli che, per fortuna, vedo in questi giorni nei palazzetti. E’ un ragazzo eccezionale, sa stare in campo e affrontare le avversità. Allora non si poteva prevedere, ma avendo conosciuto suo padre qualcosa si poteva intuire, perché Bernardinho è molto tosto.

di Mattia Amaduzzi

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