Storie di Sport: Edoardo Duca dalla serie D a bandiera gialloblu

(foto Campanini-Baracchi)

Edoardo Duca è un giocatore che la gavetta l’ha fatta davvero. Arrivato al Modena dal Pavia nella stagione della D, è cresciuto negli anni smentendo anche i più scettici e arrivando ad esordire e a segnare in serie B. Nel cuore dei tifosi però c’era già entrato all’inizio della sua avventura in gialloblu. “A Modena era arrivato Bollini – racconta il centrocampista – e io per un mese non scesi mai in campo. Poi con il Fanfulla giocai una decina di minuti e mentre stavo uscendo per andare nel tunnel sentii un coro per me. All’inizio ne fui sorpreso perché non giocavo da un mese, però da quel momento è nato questo rapporto con i tifosi, questa stima che loro hanno sempre manifestato nei miei confronti, anche quando sono andato in prestito. Per me è una motivazione forte per dimostrare ancora di più che fanno bene a sostenermi sempre”.

Edoardo, ricordi quando hai tirato i primi calci ad un pallone?
Ero molto piccolo, a 4 o 5 anni ero già appassionato. Giocavo spesso a scuola con gli amici e nel cortile sotto casa. Poi convinsi mio padre ad iscrivermi ad una scuola calcio. Allora facevo anche ginnastica e nuoto, poi capii che il mio sport era il calcio.

Qual è stata la tua prima squadra?
La Forza e Coraggio nella periferia di Milano, vicino a dove abitavo. Lì rimasi fino a 13-14 anni, poi andai alla Lombardia 1, in zona San Siro, una delle tante affiliate a Milan e Inter. Infine, dopo aver fatto un po’ di provini, passai all’Albinoleffe nella cui Primavera rimasi due anni.

Da milanese sei tifoso del Milan o dell’Inter?
Del Milan come lo sono sempre stati mio padre e mio nonno. Quando abitavo a Milano andavo spesso allo stadio e il Milan lo vivevo come una fede. Adesso, da quando il calcio è diventato il mio lavoro, la passione si è un po’ affievolita. Il Milan lo seguo sempre, ma se perde, pur dispiacendomi, non ci sto troppo male.

Da ragazzino chi era il tuo idolo?
Innanzitutto Kaka, poi Shevchenko. Mio padre cominciò a portarmi allo stadio quando avevo otto anni e questi giocatori erano nel momento migliore della loro carriera. Vedere quella squadra è stato davvero emozionante.

All’Albinoleffe hai anche esordito in prima squadra?
No, feci solo qualche panchina. Avevano convocato diversi ragazzi della Primavera e feci un mese di ritiro con loro, poi cambiarono allenatore e mi lasciarono libero. Li ebbi un periodo un po’ di down poi, grazie ad un mister che avevo all’Albinoleffe, riuscii ad andare in serie D, dove iniziai un giro abbastanza lungo fino a quando, a Pavia, non ho avuto la fortuna di trovare nel mio stesso girone il Modena.

Col Pavia segnasti un gol al Modena forse decisivo per il tuo futuro…
Si, Tosi mi disse che mi aveva già visto in una partita precedente e si era già interessato a me. Poi mi vide nelle partite con Modena e Reggiana in entrambe le quali segnai. A dicembre mi cercarono sia il Modena che la Reggiana e io, col senno del poi, posso dire di aver fatto la scelta giusta, nonostante alcuni soci di quel Modena si siano poi trasferiti proprio a Reggio.

Quei soci hanno anche provato a portarti a Reggio?
Si. Io, nonostante tutto, ho un bellissimo rapporto con Salerno che adesso è alla Reggiana. Ogni tanto ci sentiamo. Sia lui che il direttore Tosi avrebbero voluto portarmi a Reggio, ma io gli ho sempre detto che sarei rimasto a Modena.

In serie D hai avuto diverse esperienze non semplici, cosa è successo?
E’ vero, diciamo che gli anni della D sono stati molto complicati, ma da un certo punto di vista mi hanno formato tanto. All’Oltrepò Voghera, ad esempio, dove ero andato l’anno prima di Pavia, arrivai a dicembre e, dopo un mese o due, smisero di pagarci. Assieme a due o tre ragazzi facevo avanti indietro e fu un po’ complicato, ma alla fine riuscimmo comunque a salvarci ai play out. In D facevano contratti attraverso i quali dopo un anno eri libero, quindi io a giugno ebbi la possibilità di andare al Pavia e andai subito.

In questi anni, dalla D alla B, sei molto cresciuto. Dove soprattutto secondo te?
L’anno prima dell’arrivo di Tesser feci tutto il campionato in prestito alla Pergolettese, un buon campionato anche a livello di numeri. A fine stagione avevo anche qualche offerta, ma il direttore Vaira, che era appena arrivato a Modena, mi volle tenere a tutti i costi. Quell’anno di C ho giocato meno rispetto allo scorso in serie B, però posso dire che mi ha formato molto perché c’era un bel gruppo di giocatori con la mentalità giusta, gente che aveva vinto, aveva guadagnato e sapeva come funziona questo mondo. Lì posso dire di avere imparato tanto, pur giocando poco. Poi mi sono sentito ancora più cresciuto l’anno scorso quando ho esordito in un campionato dove si può dire che comincia il calcio vero. Seppur abbia fatto non più di cinque partite da titolare ho iniziato a prendere fiducia e a dimostrare che in questa categoria ci potevo stare. Mister Tesser, una persona di grande esperienza, mi ha dato qualcosa e mi sono sentito diverso, arrivavo al campo con un approccio differente. Quest’anno poi, giocando di più, mi sono sentito sempre più cresciuto e fiducioso.

Appena arrivato a Modena dicesti che, essendo abituato a Milano, ti sentivi un po’ spaesato. Adesso come ti trovi?
Molto bene. Adesso, paradossalmente, faccio più fatica le poche volte che torno a Milano. Abitiamo tutti vicini e, avendo molto tempo libero, è facile trovarsi con i compagni per fare una passeggiata o bere un caffe. Qui abbiamo tutto a portata di mano, a differenza di Milano dove molte volte ti tocca prendere la macchina.

Nel tempo libero cosa ti piace fare?
Noi ci alleniamo spesso al mattino e, anche se ho il pomeriggio libero, lo passo in palestra a fare sedute con il preparatore. So che qualche mio compagno frequenta corsi, ad esempio di sommelier, e piacerebbe anche a me avere una passione al di fuori del calcio. Devo ancora trovarla, spero di farlo presto.

I tuoi compagni della D li senti ancora? E con quelli attuali con chi hai legato di più?
Con quelli della D ho purtroppo perso i contatti, ogni tanto mi scrivevo con Ferrario che era rimasto anche l’anno dopo in C. Con quelli di quest’anno, a parte i ragazzi che sono con me da due anni, Fabio Gerli, Pergreffi, Tremolada etc, ho legato molto con Antonio Palumbo e Jacopo Manconi, due ragazzi molto alla mano come me. Loro sono quelli che vedo di più fuori dal campo.  Devo dire però che in questo gruppo ci sono tutti ragazzi tranquilli, non ci sono figure che ti mettono un po’ a disagio. Lo stesso Diego Falcinelli, che è andato via, pur avendo giocato tanto in serie A, è un ragazzo come noi, tranquillissimo. Questo è sempre stato uno dei punti di forza del Modena.

Segui altri sport oltre al calcio?
Seguivo un po’ il tennis e il basket, adesso più che altro seguo l’MMA, che però ha eventi in cui si combatte ogni tot mesi. Non è come il calcio dove ogni weekend ci sono partite.

Sui social sei attivo?
Ma guarda a dire la verità ultimamente neanche tanto. In generale si ci passo sopra del tempo. Più che altro su Instagram, che è quello che ho sempre usato di più, e Tik Tok. Facebook invece l’ho tolto perché ho visto che l’età media li sopra si era alzata e non lo usavo più.

Il tuo sogno nel cassetto?
Quello che credo sia il sogno di tutti, arrivare in serie A. Essendo partito dal basso sarebbe una doppia soddisfazione dimostrare a persone che mi hanno sempre visto come uno che non poteva arrivare, di avercela fatta. Quando ero in serie D dicevano che non potevo fare la C, quando ero in C che non potevo fare la B, sicuramente ci si toglierebbe qualche sassolino dalla scarpa.

Se non fossi riuscito ad entrare nel calcio cosa avresti fatto?
Bella domanda, diciamo che io ho lasciato tutto per il calcio. Anche a scuola mi sono diplomato, ma non sono andato oltre. Il primo anno di serie D mio padre mi mandò a lavorare al mattino in un magazzino, visto che ci allenavamo di pomeriggio. A fine stagione, quando andai a Pavia, gli dissi: ‘fammi concentrare sul calcio questi mesi, vediamo come va, altrimenti torno anche a lavorare’. Poi ho avuto la fortuna di venire a Modena e da lì mi sono dedicato solo al calcio.

di Giovanni Botti

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien