Storie di Sport: il calcio, l’università e la musica italiana, Luca Magnino si racconta

(Foto Campanini-Baracchi)

Luca Magnino è uno di quei centrocampisti magari non troppo appariscenti ma che ogni allenatore cerca di avere nella propria squadra, perché in grado di adattarsi a tutti i ruoli del centrocampo. Arrivato lo scorso gennaio dal Pordenone è stato espressamente richiesto da mister Tesser, che lo aveva già allenato quando sedeva sulla panchina dei friulani. “Sicuramente il mister è stato influente per il mio approdo qui a Modena – racconta il centrocampista gialloblu – a Pordenone, alla mia prima esperienza in serie B, mi diede grande fiducia”.

Luca, quali sono i tuoi primi ricordi legati al pallone?
Sono ricordi che mi riportano a quando ero piccolissimo, nonostante il calcio non fosse proprio lo sport di famiglia. Mio papà, infatti, giocava a pallavolo e mia mamma aveva fatto ginnastica. Io però, un po’ con gli amici e un po’ a scuola, ho cominciato a giocare a pallone e a cinque anni sono entrato nel Cordenons, la squadra della mia città. Da lì è partito tutto.

Anche tuo fratello ha giocato a calcio?
Si per un po’ ha giocato anche lui ed è arrivato fino alla serie D, ma poi ha deciso di lasciare e di dedicarsi alla carriera universitaria e alla musica. Suona il pianoforte, la chitarra, canta e compone canzoni. E’ davvero molto bravo.

Dal Cordenons sei passato alla primavera dell’Udinese…
E’ vero, è successo a dieci anni. All’Udinese ho fatto tutta la trafila delle giovanili fino ai 19 anni, con tre anni in Primavera di cui uno e mezzo da capitano. Sono arrivato anche ad essere convocato in prima squadra e ad andare in panchina in serie A contro l’Inter.

Tra i tuoi compagni all’Udinese qualcuno è arrivato a giocare in A?
Si, c’era Meret, che adesso fa la serie A e la Champions League. E poi Jankto che ha giocato con Sampdoria e Udinese. Ma c’erano anche altri ragazzi altrettanto validi che adesso sono in serie B, come Coppolaro che è qui con noi, e Pontisso.

Da ragazzino chi era il tuo idolo?
Essendo tifoso milanista ne avevo uno che era Kaka e un altro, più simile a me, che era Gattuso. Io, per ovvi motivi, mi sono ispirato più a lui.

Il tuo esordio da professionista dove è avvenuto?
Nella Casertana. Dopo sei mesi da fuori quota nella Primavera dell’Udinese mi sono trasferito a Caserta in serie C. E’ stata un’esperienza importantissima, perché mi ha fatto conoscere il calcio vero, in una piazza esigente. Ho esordito in trasferta su un campo caldo come quello di Taranto ed è stata una bella emozione.

E dopo Caserta?
Ho fatto tre anni alla Feralpi Salò, poi sono passato al Pordenone. Negli ultimi anni con il presidente Lovisa, è cresciuto tantissimo partendo dall’Eccellenza e arrivando fino alla semifinale play off per la A. Auguro a loro il meglio per questa stagione.

Hai sempre giocato a centrocampo?
Si, se si eccettua una parentesi di 20 partite da difensore centrale alla Feralpi Salò, più che altro per necessità.

Nel 2019 sei stato convocato nella Nazionale universitaria, sei ancora iscritto all’università?
Sono stato iscritto, poi ho mollato, poi mi sono riscritto e lo sono tuttora. Credo che per noi che facciamo un lavoro che sappiamo essere precario o che può durare 10, 15, 20 anni al massimo, sia importantissimo avere un piano B. La facoltà è Economia Aziendale e io sono iscritto all’Università online, che mi permette, in caso dovessi spostarmi in un’altra città, di poter effettuare gli esami un po’ dappertutto.

A Modena come ti trovi?
Sinceramente non c’ero mai stato e sono rimasto piacevolmente colpito. E’ una città non troppo grande, ma neanche piccola che mette tutto a disposizione, le persone sono super accoglienti e cercano di darti una mano. Ho avuto anche la fortuna di trovare l’appartamento in centro e di poter vivere la città dall’interno. Sono molto contento di essere qui.

Quando non giochi a calcio cosa ti piace fare?
Naturalmente studio. Poi mi piace la musica, ma soltanto da ascoltare, a cantare mi diverto ma non sono ai livelli di mio fratello. Mi piace anche leggere, andare al cinema, uscire a mangiare qualcosa con gli amici, cose semplici.

Che genere di musica ascolti?
Spazio abbastanza, ma quella che preferisco è soprattutto il pop e il cantautorato italiano.

Hai praticato o segui qualche altro sport?
Ho giocato a basket, quando ero bambino e avevo da poco iniziato a giocare a calcio praticavo entrambi gli sport. Adesso seguo un po’ di tutto, dal basket alla pallavolo al tennis, posso dire di essere un po’ “malato di sport”.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Si sogna sempre in grande, quindi il mio sogno sarebbe arrivare in serie A, magari proprio con questa squadra e questa società, che è ambiziosa, sta lavorando benissimo e mi ha accolto veramente bene. Chissà, sognare non costa nulla.

di Giovanni Botti

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