Volley: Alberto Casadei, dall’Academy al ruolo di Ds gialloblu. L’intervista

(foto Modena Volley)

Alberto Casadei ha i colori gialloblù tatuati addosso. Dopo aver vestito la maglia canarina ed essere diventato il responsabile dell’Academy, con la nuova società l’ex opposto è stato promosso a direttore sportivo.

Casadei, com’è avvenuta la promozione a ds?
“Nel momento in cui sono entrato in società avevo iniziato un percorso, nonostante il mio ruolo all’inizio sembrasse lontano da quello attuale. Sartoretti, però, aveva bisogno di una figura più vicina alla squadra. Con il cambio di società, si è accelerato questo percorso”.

Non è stata un’estate facile per Modena Volley, come l’ha vissuta?
“Conosco Modena da tanto tempo e questo mi ha aiutato. Ero qui nel 2010, e anche quando se ne andò Giuliano Grani, lasciando solo Pietro Peia al comando. Il cardine principale, ovvero Sartoretti, è rimasto e poi con Giulia e la nuova proprietà abbiamo trovato subito una sinergia. Il momento forse più difficile è stata l’attesa del cambio di società, dato che si era creato una sorta di limbo”.

Il cambio di proprietà, inoltre, ha influenzato il mercato, che squadra è stata allestita?
“Per il momento in cui ci siamo potuti muovere credo che abbiamo creato, nonostante alcune cessioni forzate, un ottimo connubio tra esperti e una base di giovani sui quali costruire un futuro. Partendo dai titolari, come Lagumdzija e Rinaldi, il cui valore per noi è ancora più alto di quello che gli riconosce la pallavolo italiana, fino ad arrivare a tutti gli altri ruoli. Al centro, a fianco a Stankovic e Krick, ci sono Bossi e Sanguinetti, alla ricerca della sua consacrazione; Gollini, accompagnato da Rossini, è in un percorso di crescita e valorizzazione delle sue capacità. A tutti questi giovani è importante dare il giusto equilibrio: la richiesta non dev’essere quella di vincere sempre, forse quello a cui Modena è stata abituata a sentirsi dire. Adesso ci dovrà essere una base per costruire un progetto a lungo termine con tanti giovani che potranno essere un giorno protagonisti. C’è grande voglia di accompagnare i ragazzi in un progetto di crescita, insieme a chi ci sarà a dare garanzie come i veterani”.

Al fianco di Ngapeth ci saranno due giovani schiacciatori. Rinaldi si conosce, ma c’è curiosità attorno a Pope…
“Non dobbiamo mettere un accento sulla sua stagione, che sia importante o no. Per me è fondamentale il suo arrivo a Modena. Il ragazzo, che ha lasciato la Nuova Zelanda per l’Australia per motivi di studio, ha bisogno di trovare la sua strada, anche perché è abbastanza fresco di pallavolo. E’ in costruzione per il futuro, perché abbiamo davanti veramente un giovane talento, a cui bisogna dare il giusto tempo senza correre il rischio di bruciarlo. L’aspettativa su di lui dev’essere equilibrata, non abbiamo preso un giocatore esperto venuto qui per garantire un certo tipo di prestazione. E’ un ragazzo che deve crescere e spero e voglio che ci sia l’ambiente giusto per far maturare lui e gli altri”.

Per completare il reparto degli schiacciatori era stato accostato a Modena il nome di Zhang. Ci sono novità?
“Non tante, è una pista che stiamo cercando di proseguire. Nessun giocatore cinese è finora uscito dal proprio paese. Ci crediamo ancora, perché se andassimo in fondo sarebbe una grande occasione”.

Come con Pope, anche in questo la VNL è stata galeotta…
“E’ un torneo che dà spazio a tanti giovani. Ti mostra il potenziale di questi ragazzi, ma non il valore reale, perché quest’ultimo si vede nel lungo periodo. Sicuramente ci ha dato la possibilità di vedere Zhang, Pope e lo stesso Nikolov finito poi alla Lube”.

Quali sono le caratteristiche che cerca quando valuti un giocatore?
“Conoscendo un po’ Modena, la personalità in un atleta è importante. Non vuol dire essere eccentrico e showman, ma la personalità di riuscire a sostenere un ambiente non facile, perché Modena non è per tutti. Perciò bisogna associare questo aspetto al talento. Questi sono gli aspetti principali che posso guardare in un giovane. Poi ci sono giocatori più rappresentativi, nei quali si guarda la prestazione, associata al tipo di persona che c’è dietro. Viviamo dieci mesi all’anno più a stretto contatto con loro che con le nostre famiglie. Per avere un ambiente equilibrato e sano bisogna valutare questi aspetti”.

Dove può arrivare questa squadra? 
“La pressione lasciamola a chi ha investito tanto. Non sarà semplice, perché il campionato italiano non ti permette di usare tanto il turn-over. La nostra posizione dev’essere orientata verso la quinta/sesta posizione, e penso che sia un obiettivo raggiungibile. E’ chiaro che come valori assoluti in campo ci aspettiamo, nel percorso di crescita della squadra, ottime prestazioni”.

di Mattia Amaduzzi

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