“Grazie Ameri, a te Valenti”. Nel libro di Biazzo volti e voci che hanno raccontato il calcio

Che occasione unica quella di giovedì 29 ottobre! A partire dalle 21, per Forum Eventi, rigorosamente in streaming sui canali web del BPER Forum Monzani, nel rispetto dell’ultimo DPCM, Salvatore Biazzo, con Fabrizio Maffei e Donatella Scarnati in collegamento Skype, presenta il suo libro “Grazie Ameri, a te Valenti” (416 pagine, 18 euro, Guida editore), passando in rassegna 60 anni di calcio narrato in diretta sulle frequenze di “Tutto il calcio minuto per minuto” e soprattutto il mezzo secolo di 90° Minuto.

Salvatore, da quanto tempo pensavi a questo libro?
Da molto tempo. Quelle due trasmissioni hanno raccontato le domeniche italiane, le passeggiate con la radiolina all’orecchio, l’attesa per la prima visione dei goal. Ci hanno lavorato grandi professionisti che i quotidiani del lunedì dipingevano in modo fin troppo caricaturale. Luigi Necco era il pupazzone, Gianni Vasino e le sue giacche a quadroni, Tonino Carino e la sua timidezza. Mi è venuta voglia di fare dei ritratti onesti di questi colleghi, raccontandone luci e ombre, anche retroscena sconosciuti, inaspettati. Non a caso il sottotitolo del libro è “Leggende, miti e finanche storie vere.

Tu non hai cominciato con lo sport, vero?
Infatti, vengo dalla cronaca nera e dalla giudiziaria. In un contesto di provincia dove il cronista è come il medico di base: deve saper fare tutto. Erano gli anni di piombo. Ho seguito la strage di Bologna, le vicende delle Brigate Rosse. Ho cominciato a occuparmi di sport quando mi sono trasferito a Roma. Al mio primo caporedattore piaceva come scrivevo. Ricordo la promozione dell’Avellino dalla C alla B, in un duello con il Lecce fino all’ultima partita. C’era uno striscione notevole con scritto ‘Lecce con due C, come puoi andare in serie B?’.

Alla Rai come sei approdato?
Venni segnalato a Biagio Agnes che mi chiese di fare delle sostituzioni estive. Il mio lavoro piacque, tanto che mi chiesero di confermare la mia presenza. Andammo a casa di Sergio Zavoli, allora presidente della Rai, per la firma sul contratto. Quando arrivammo, c’era un lutto familiare in corso. Invece del contratto, partecipammo a un funerale. Poi comunque entrai e presto venni trasferito alla Rai di Napoli.

Tutto il calcio minuto per minuto: racconti di Ameri, Ciotti, ma anche di Ezio Luzzi…
Luzzi va per i 90 anni e sta scrivendo un libro sulla radio. Nel libro racconto che era nato in uno spogliatoio di un piccolo stadio di Buenos Aires. Esagero, ma in effetti suo padre ne era il custode. Luzzi diceva a Maradona: “tu mi devi dare del tu, perché io e te siamo compaesani”. Nel 1996 seguì l’ultima Olimpiade della sua carriera, ad Atlanta e gli capitò di raccontare un attentato. Diversi colleghi sportivi si sono trovati in condizioni simili, tali da modificare istantaneamente il loro ritmo di narrazione. Nel 1972 Piero Pasini (era di Bologna, quasi dimenticato oggi) raccontò in diretta i fedayn palestinesi durante l’attacco agli atleti israeliani. Lo stesso Pizzul si trovò alle prese con la tragedia dell’Heysel.

Passiamo a 90° Minuto…
Fu una creazione di due napoletani e un romano: Maurizio Barendson, Remo Pascucci (di cui non si ricorda mai nessuno) e Paolo Valenti. Valenti veniva dalla radio. Nel 1967 raccontò in diretta radiofonica l’incontro di boxe tra Griffith e Nino Benvenuti. Mezza Italia si alzò alle 4 di mattina per seguirlo. 

Una grande voce: Sandro Ciotti.
Era anche un uomo di grande cultura, dotato di eccezionale humour. Il suo film dedicato a Johan Cruijff, “Il profeta del goal”, è indimenticabile. Il padre era un famoso giornalista, suo padrino era Trilussa. Ciotti scrisse perfino una canzone insieme a Enzo Jannacci, “Veronica”, che venne censurata. 

Jannacci ci conduce a Milano, per parlare di Beppe Viola.
Viola aveva la ‘magnifica crudeltà’. Era capace di essere sempre molto ironico, con battute fulminanti. Aveva una pienezza di voce, una modulazione suadente e piana. Un parlare riflessivo disteso sul divano, senza fretta. Aveva fatto anche l’attore, in “Romanzo popolare” di Mario Monicelli.

Maradona: cos’è stato per Napoli?
Era un miracolo biologico, perché ‘pur essendo nato in Argentina, era napoletano’. Questo lo scrisse Mimì Rea. C’era una totale identificazione fra lo scugnizzo e Diego. Maradona è stato anche la mia fortuna. Feci un avventuroso scoop in Argentina, quando era sparito dalla circolazione. Diego è dotato di un’intelligenza intuitiva rara. A lui puoi parlare di politica e di tutto, lui ha sempre una chiave di lettura non banale.

Qualche altra chicca?
Per esempio la battaglia di Highbury, una storia di cui nessuno sa nulla. Torniamo indietro agli albori delle radiocronache, al 14 novembre 1934. L’Inghilterra, paese che aveva inventato il football e che si riteneva superiore a tutti, sfidava l’Italia campione del mondo. La raccontò Nicolò Carosio. Gianni Brera trovò in quella radiocronaca un’esperienza indelebile per la sua futura professione di giornalista sportivo.

di Francesco Rossetti

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