In italiano: insipido. Femminile: ‘uun dsèvvda’. Termine dialettale quasi impossibile da espellere correttamente e che presenta alcune varianti di pronuncia, giustificate dalla difficoltà di gestione della dizione, come ‘uun dsàvd’, ‘edsàved’, ‘ansàvved’ o anche ‘usdvsavdesdvedvesavedd’, in questo ultimo caso quando si vuole fare i vasco mudnès genuini che ciacarano in dialàtt ma ci si imbarbaglia nella ardua gestione del termine. E’ infatti possibile, durante la pronuncia, l’espulsione di protesi dentarie e/o capsule e/o s’ciatìni di bolo salivare. Se riferito all’insipienza di una pietanza, può generare divertenti equivoci, ad esempio quando l’operosa rezdòra reca sul desco il coteghino natalizio benaugurante sepolto dalle lenticchie e, al primo assaggio dei parenti, domanda ‘El uun dsèvved?’. Ecco: c’è sempre qualcuno che risponde ’Salute!’ scambiando il termine per uno starnuto.
Ma l’ambito alimentare non è l’unico in cui è possibile l’utilizzo. Codesta bizzarra espressione può anche concernere un essere umano, ad esempio un maschio promettente dal punto di vista fisico ma lacunoso in termini di sensualità espressa o coefficiente di fascino, magari potenziando il significato unendo il termine ad altri graziosi epiteti, tipo ‘lasagnòun uun dsèvved, gnucòun uun dsèvved, piagnuclòun uun dsèvved, bèga fiàpa uun dsèvvda. Il femminile ‘uun dsèvvda’ viene sovente utilizzato da parte di altre donne con l’intenzione di indicare un superbo esemplare di indossatrice brasiliana o attrice hollywoodiana o modella d’intimo dominicana sul corpo della quale il marito sta fondendo le cornee. Tipico utilizzo gergale: ‘Modìo… non si può dire che la Belen non ciàbbia un bel corpicino…però a mè la’m pér un po’ uun dsèvvda…’. In casa mia ad ‘uun dsèvvda’ seguiva sempre la locuzione aggiuntiva ‘L’an sà ne’ ed mè, ne’ ed tè ne’ ed fat in là (traduzione: non sa ne’ di me, ne’ di te ne’ di fatti in là). Non ho mai ben compreso il senso lato della frase, ma comunque l’idea la rendeva benissimo.
di Stefano Piccagliani
