‘Il ritorno del mostro di Modena’. Luigi Guicciardi ci parla del suo nuovo giallo

Un nuovo commissario, giovane, dinamico, ma senza una grande esperienza, e un assassino che sembra ispirarsi al mostro di Modena, un omicida che insanguinò la nostra città tra il 1985 e il 1995. Inizia così “Il ritorno del Mostro di Modena”, il nuovo romanzo Giallo di Luigi Guicciardi che vede il debutto di un personaggio nuovo di zecca, il Commissario Torrisi. “Mi è venuta voglia di scrivere una storia diversa, più drammatica, intensa e sanguinosa – spiega Guicciardi – e nella mia fantasia a una storia del genere dovevo abbinarci un personaggio nuovo, uno come Torrisi che ha 30 anni di meno rispetto a Cataldo, è meno deduttivo ed esperto, ma è più energico e dinamico e sarà impegnato in indagini caratterizzate da una maggiore azione”.

Rispetto a Cataldo, Torrisi è diverso anche nell’origine…
E’ vero, mentre Cataldo veniva da Catania e all’inizio si muoveva a Modena un po’ da estraneo che aveva nostalgia della sua terra, Torrisi è un modenese della provincia, è nato a Samone, una località vicino a Guiglia. Quando comincia le indagini è ferito negli affetti e indebolito nel fisico. Da un lato un suo amore degli ultimi anni, una biologa, lo ha lasciato, ha vinto una borsa di studio e si è trasferita a New York, dall’altro è appena guarito dal Covid e si ripresenta al lavoro dopo una lunga convalescenza che lo ha portato ad essere anche ricoverato intubato al Policlinico di Modena. In questa situazione si trova a dover affrontare un’indagine assolutamente inedita, una serie di omicidi, di donne molto particolari, tutte prostituite a volte anche tossicodipendenti.

E’ qui che viene fuori il riferimento al mostro di Modena?
Si esatto, tra l’altro Torrisi, essendo molto giovane, non ricorda nulla di questa storia. E’ un poliziotto che sta per andare in pensione che gli fa notare le affinità che questi delitti hanno, nel modus operandi, con quelli del mostro di Modena. Lui allora si va a documentare sugli articoli dei giornali dell’epoca e si rende conto che queste analogie sono molto forti. Si pensa quindi ad un emulatore e si va avanti per questa pista fino a quando non si verifica un nuovo delitto molto diverso dagli altri. Viene uccisa una donna della Modena bene, una giornalista, co-direttrice di una importante emittente televisiva modenese, tra l’altro conoscenza personale di questo commissario, quasi una vicina di casa.

Per la vicenda del mostro di Modena come ti sei documentato?
Attraverso Google, i giornali dell’epoca e anche un docufilm del 2019 che, quando apparve in città, fece parecchio scalpore, al punto che all’anteprima nazionale al cinema Raffaello ci fu il tutto esaurito.

Che Modena è quella di Torrisi, rispetto a quella di Cataldo?
Volendo ripercorrere i delitti del mostro di Modena, Torrisi si trova a spostarsi anche in zone molto periferiche, dove veramente avvennero i ritrovamenti delle vittime, come la cava di San Damaso o il fossato di Gargallo, luoghi che in precedenza non avevo mai messo nei miei romanzi. C’è poi una Modena urbana, la zona tempio, quella dell’ex cinema Principe, la stazione ferroviaria, ma c’è anche la cosiddetta Modena bene, quando ci si trova ad indagare sull’omicidio della giornalista.

Il commissario Torrisi si chiama Giovanni come Cataldo. E’ una coincidenza?
In realtà no, possiamo dire che è una scaramanzia e ce n’è anche un’altra. Uno dei due medici legali con cui Torrisi si trova a indagare viene da Messina e si chiama Salvatore Coco, detto Turi, proprio come il medico legale amico di Cataldo. Tra l’altro sono nomi consueti ai lettori di Cataldo che mi auguro leggano anche questo romanzo. Dal successo di questa prima indagine dipende l’eventuale nascita di una nuova serie.

E il Commissario Cataldo tornerà?
Si, i suoi fan possono stare tranquilli. Cataldo tornerà a marzo con la sua 22ª indagine. Un’indagine, anche in questo caso, piuttosto dura visto che c’è un misterioso assassino che uccide donne molto diverse tra loro, collegate solo dal fatto che l’omicida, dopo averle uccise, cava loro gli occhi. Per il titolo siamo indecisi tra “Il Commissario Cataldo e il caso Tiresia”, un personaggio del mito greco a cui gli Dei, per punirlo, diedero la cecità, o “Il ladro di occhi”.

di Giovanni Botti

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien