Sound Ciak, cinema: la recensione di “Fukushima 50” di Setsuro Wakamatsu

L’11 marzo del 2011 è una data che rimarrà impressa nella memoria del Giappone e del mondo intero. Alle 14.46 di quel giorno, infatti, il più grande terremoto nella storia dello stato nipponico, di magnitudo 9,0 e intensità sismica massima di 7, provocò un enorme tsunami che colpì la centrale nucleare di Fukushima Daiichi. L’inondazione generò un blackout della stazione, e questo causò guasti alle pompe di raffreddamento dei reattori, i quali subirono gravissimi danni per la fusione del nocciolo.

Questo terribile scenario è l’inizio di “Fukushima 50” (il nome dato dai media internazionali al personale rimasto alla centrale), il film del regista Wakamatsu che ripercorre fedelmente quei terribili fatti accaduti ormai dieci anni fa, servendosi di due grandi attori nipponici come Koichi Sato e Ken Watanabe, quest’ultimo famoso per i suoi ruoli in grandi produzioni hollywoodiane come “L’ultimo Samurai” e “Inception”. In questa pellicola, Watanabe interpreta Masao Yoshida, il direttore della centrale, che coordinò, insieme all’ingegnere Isaki (Sato), le operazioni di contenimento rimanendo coraggiosamente nell’impianto, e perciò esposto ad un altissimo livello di radiazioni. L’attore è stato molto bravo a mostrare le varie sfaccettature di Yoshida, come la fermezza e decisione con si oppose ai suoi superiori, i dirigenti della TEPCO, che gli ordinarono inconsciamente di sospendere l’estremo tentativo di pompare nel reattore l’acqua marina, per tentare di diminuire la temperatura, al fine evitare di compromettere gli impianti.

Ecco dunque l’altra faccia della medaglia del film: se da una parte si assurge il compito di non far dimenticare questa tragedia, dall’altra è una denuncia alle alte sfere governative nipponiche, incapaci di prendere decisioni (a causa dell’incompetenza di molti) e quasi del tutto ignari della situazione che si era creata. Sullo sfondo, inoltre, si può cogliere anche un forte messaggio ambientalista, riassunto nella lettera finale del direttore Yoshida, che afferma che la costruzione di una centrale nucleare così vicina al mare è stato un atto di sfida nei confronti della natura.

A causa di questo incidente l’intera popolazione nel raggio di 30 km da Fukushima fu fatta evacuare, e tutt’ora l’intera area è inabitale.

 

di Mattia Amaduzzi

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