Storie di Sport: Matteo Piacentini, da Maranello al Braglia passando per Sassuolo

(Foto Campanini/Baracchi)

Matteo Piacentini è stato il primo colpo del mercato di gennaio gialloblù. Proveniente dal Teramo, ma maranellese di nascita e calcisticamente cresciuto nel settore giovanile del Sassuolo, ha debuttato da titolare già nella prima partita del 2022, quella vinta al Braglia contro la Fermana e ha giocato dall’inizio anche il big match contro la Reggiana, dimostrando tranquillità e personalità. “Non mi sarei mai aspettato di avere subito queste opportunità – ci racconta il difensore canarinoviste le assenze di Silvestri e Baroni il mister mi ha gettato immediatamente nella mischia e io ero molto carico. Di solito la pressione l’avverto prima della partita, ma è un’ansia buona, quella che ti tiene sull’attenti. In campo però cerco di essere il più tranquillo possibile”.

La trattativa con il Modena quando è nata?
Il mio procuratore mi aveva parlato del Modena prima dell’inizio del mercato, ma io non ci avevo dato granché peso perché mi sembrava una di quelle classiche voci che si sentono in quella fase. Poi tutto è stato fatto in giornata. La sera prima di firmare mi hanno detto che c’era la concreta possibilità di venire qui e ho accettato. Sono andato a Teramo, ho fatto un mezzo allenamento, ho preso le mie cose e sono partito.

Quando hai iniziato a tirare i primi calci al pallone?
A cinque o sei anni nel Maranello, in una palestra assieme a tanti altri ragazzini, poi sono passato al Fiorano perché c’erano alcuni miei amici che giocavano lì. Verso gli 11-12 anni mi ha chiamato il Sassuolo e con loro ho fatto tutta la trafila delle giovanili fino alla Primavera. Dopo di ché sono andato al Teramo, dove ho debuttato in serie C.

Nel Sassuolo eri con Mandelli, Scamacca e Raspadori?
No, quando c’era Mandelli io ero ancora nella Beretti, il mio mister della Primavera era Tufano,  che ora è alla Sampdoria. Con Raspadori ci conosciamo da quando eravamo piccoli e ogni tanto ci sentiamo ancora. E’ un giocatore fortissimo oltre che un ragazzo d’oro. Scamacca e Frattesi invece ai tempi erano già aggregati alla prima squadra e solo ogni tanto venivano a darci una mano in Primavera.

Nella tua famiglia c’è qualche sportivo?
Mio padre ha giocato a calcio, ma in categorie dilettantistiche. Mio zio invece ha corso a buoni livelli fondo e mezzofondo, arrivando anche in nazionale.

Da ragazzino tifavi Modena o Sassuolo? Maranello è più o meno a metà strada…
Ma guarda, non sono mai stato un gran tifoso. Andavo a vedere la partita dei neroverdi, che allora giocavano al Braglia, quando ci davano gli accrediti. A volte ho seguito anche il Modena perché alcuni miei compagni nel Sassuolo erano tifosi sfegatati gialloblù. In generale ho sempre simpatizzato per la Fiorentina, più che altro perché la tifano mio padre e mio nonno. Francamente non so come sia nata questa loro passione.

Il tuo idolo invece chi era?
Mi è sempre piaciuto Sergio Ramos, un difensore veloce, rapido. Un modello di riferimento.

 Anche tu come centrale sei piuttosto veloce. Hai fatto anche altri ruoli?
Nelle giovanili a volte mi schieravano terzino. L’ho fatto anche a Teramo in C, ma solo in situazioni di emergenza.

Quali sono gli attaccanti più forti che hai marcato quando eri nella Primavera del Sassuolo?
Nell’Inter c’era Zaniolo che era molto forte, ma forse quello che mi ha impressionato di più è stato Sottil della Fiorentina. Aveva un passo incredibile.

A Maranello non si può non parlare di Ferrari. La segui?
Si assolutamente, quando non coincidono con la partita i Gran Premi li guardo. Sono andato a visitare la fabbrica e la pista e da ragazzino ho anche visto un Gp dal vivo, quello del Bahrein. Eravamo lì in vacanza, ma lo ricordo poco. Leclerc o Sainz? Dico ancora Leclerc, ma anche lo spagnolo è molto forte.

Oltre a calcio e Formula Uno segui altri sport?
Quando non giocano di notte, mi piace guardare qualche partita di Football Americano. Pur non essendo troppo tifoso seguo quasi tutti gli sport.

E lo studio?
Mi ero iscritto all’Università, alla facoltà di scienze motorie della San Raffaele, online perché non avevo tempo di frequentare, ma ho fatto solo il primo anno. In futuro però mi piacerebbe finire perché un titolo di studio fa sempre comodo.

Sui social sei attivo?
Un po’ di tempo ce lo passo, soprattutto su Instagram.

Se non fossi riuscito a entrare nel calcio cosa avresti voluto fare?
Mah, è difficile da dire. Probabilmente sarei andato avanti con gli studi come tanti altri ragazzi, ma verso quale direzione non saprei. Al momento ho in mente il calcio, dove il mio obiettivo, come è normale che sia, è di arrivare il più in alto possibile.

di Giovanni Botti

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