Il disco della settimana: “Before the Sun” e la crescita dello svedese Jesper Lindell

Jesper Lindell – “Before the Sun”

Jesper Lindell, svedese di Ludvika, una città a Nord Ovest di Stoccolma, è solo l’ultimo rappresentante di una serie di artisti di talento del Nord Europa, influenzati chiaramente dal roots-rock americano e dal folk-rock inglese e apprezzati anche dalle nostre parti. Prima di lui ricordiamo i norvegesi Steinar Albrigtsen e Jonas Fjeld (noto soprattutto per il supergruppo formato con Eric Andersen e l’ex The Band Rick Danko), ma anche il duo indie-folk svedese delle First Aid Kit. Ex giocatore di calcio, Lindell ha dovuto abbandonare presto l’idea di una carriera importante a causa di un grave infortunio e si è dedicato all’altra sua passione, la musica.

Nel 2019 ha pubblicato il suo primo album, il piacevole ma ancora acerbo, “Everyday Dreams”, chiaramente influenzato da The Band e dal Blue Eyed Soul di Van Morrison, seguito dall’interessante “Twilight” (2022), in cui il suo amore per il gruppo di Robbie Robertson e compagni è testimoniato, oltre che dal titolo, anche da un duetto con Amy Helm, la figlia di Levon. Dopo una serie di concerti che lo ha portato a suonare anche in Italia (lo ricordiamo la scorsa estate ai Giardini Ducali di Modena), il musicista svedese ora esce con il suo terzo lavoro, che ne evidenzia la crescita artistica.

Certo, le dieci canzoni di “Before the Sun” confermano le sue influenze – il roots-rock americano, The Band, Van Morrison, lo stesso Jackson Browne – ma mostrano anche un’acquisita maturità nell’interpretarle e farle proprie. E il disco, per quanto ancora abbastanza derivativo, è decisamente bello grazie a brani come l’iniziale “One of the Rainy Days”, che si rifà a “The Weight” di Robertson, o “Never Gonna Last” dall’atmosfera chiaramente morrisoniana, o ancora il folk-rock della splendida “A Strange Goodbye”, in duetto con la cantautrice americana Kassi Valazza. Il prossimo step, per Jesper Lindell, potrebbe essere il cercare una strada artistica più originale e un po’ più slegata dai suoi miti di sempre. Nell’attesa però godiamoci questo “Before the Sun” deliziosamente vintage.

di Giovanni Botti

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