Il disco della settimana: Neil Young, “Before and After”

Neil Young – “Before and After”

E’ sempre più difficile orientarsi nel mare magnum di pubblicazioni annuali di Neil Young, tra live d’archivio, riproposizioni di “album perduti” e registrazioni nuove. Il canadese, negli ultimi anni, ha inflazionato il mercato al punto che le vere novità finiscono per passare inosservate. Così possiamo dire è stato per gli ultimi lavori con i Crazy Horse, “Colorado”, il più interessante “Barn” e lo stesso “World Record”, che pur vedeva in cabina di regia Rick Rubin e che sarebbe da rivalutare. E anche la fatica più recente del 78enne musicista, uscita a fine 2023, è passata un po’ in sordina, anche perché dava l’impressione di essere poco di più che una mera riproposizione in chiave acustica di brani già noti. In realtà, ascoltato con attenzione, questo “Before and After” risulta essere un progetto interessante seppur rivolto soprattutto a chi di un nuovo disco di Neil Young non farebbe mai a meno.

L’idea portata avanti dall’artista dell’Ontario è quella di reinterpretare una serie di sue vecchie canzoni, spesso scelte tra quelle meno note, una dietro l’altra, munito di chitarra acustica e armonica e aiutato soltanto, qui e la, da Bob Rice al pianoforte e in un episodio dalla chitarra elettrica di Jeff Tweedy (“When I Hold You in My Arms”, originariamente su “Are You Passionate”). In pratica un lungo medley di quasi 50 minuti che risulta tutt’altro che noioso, come si potrebbe invece pensare. E alcune delle canzoni, in questa veste scarna, acquisiscono nuova linfa ed emergono molto di più di quanto non avessero fatto nella loro versione originale. Stiamo parlando ad esempio dell’iniziale “I’m The Ocean”, che era su “Mirror Ball”, l’album inciso a metà anni ’90 con i Pearl Jam, solo voce, chitarra e armonica, o della semisconosciuta “Homfieres”(dal secondo volume degli “Archives”), che diventa una piccola e intima ballata folk. Affascinante anche la versione per voce, organo e armonica di “Mr Soul”, mentre “Comes a Time” è riproposta non troppo distante dall’originale. Soprattutto per appassionati, ma interessante.

di Giovanni Botti

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